Il carbonio in lega col ferro, in opportune proporzioni che non devono superare il 2%, esalta la durezza del metallo e lo trasforma in acciaio, lega talmente indispensabile in ogni produzione da far ritenere che senza il suo apporto non sarebbe stata possibile la Rivoluzione Industriale. Tra le sue più vistose peculiarità, oltre alla superiore durezza rispetto al ferro, vi è la flessibilità, una sorta di memoria che gli consente di tornare alla configurazione originaria dopo aver subito una deformazione per una qualsiasi sollecitazione; peculiarità che fu sfruttata al massimo nelle lame d'età classica e, in seguito, nelle innumerevoli tipologie di molle. Disgraziatamente l'acciaio, al pari del ferro, è facilmente soggetto alla corrosione, che si manifesta inizialmente con un sottile strato di ossido, comunemente definito ruggine, capace col tempo di aggredire il metallo sempre più profondamente sino a disgregarlo del tutto. L'aggiunta all'anzidetta lega di altri metalli tra i quali il nichel e, più ancora, il cromo, la rendono idonea a resistere alla corrosione, originandosi da essi una passivazione superficiale, una vera barriera contro i fattori ossidanti. L'acciaio così ottenuto è genericamente definito inossidabile o semplicemente inox: in realtà l'etichetta non si applica a una precisa lega, ma piuttosto a una vasta gamma di leghe dalle differenti caratteristiche metallurgiche, tutte però accumunate dall'essere immuni al degrado provocato dall'esposizione all'acqua e da molteplici agenti chimici. L'ambito di oscillazione delle componenti delle più comuni di tali leghe, definite propriamente austenitiche, si aggira intorno allo 0.1% per il carbonio, il 18-25% per il cromo e l'8-20% per il nichel.
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